
Le piante ‘generatori’ di energia, la scoperta dell’Istituto Italiano di Tecnologia
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La pubblicazione dello studio risale al 2018 ma la scoperta fatta dal team di ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) (di cui fa parte Virgilio Mattoli e guidato da Barbara Mazzolai) è attualmente approfondita per le sue rivoluzionarie potenzialità.
Le piante possono generare elettricità attraverso un processo chiamato “elettrificazione da contatto”: questo fenomeno, descritto nello studio Energy Conversion at the Cuticle of Living Plants pubblicato su Advanced Functional Materials, rivela come le foglie delle piante siano in grado di convertire le forze meccaniche, come il tocco o il vento, in energia elettrica1.
Come funziona l’elettrificazione da contatto?
Le cariche elettriche vengono generate sulla superficie delle foglie quando queste vengono sollecitate meccanicamente. Queste cariche vengono poi trasportate attraverso il tessuto vegetale, che agisce come un vero e proprio cavo, permettendo di raccogliere e trasferire l’elettricità all’esterno della pianta. I ricercatori con esperimenti su foglie di Oleandro Nerium hanno dimostrato che una singola foglia può generare più di 150 Volt, sufficienti per alimentare 100 lampadine a LED, anche se solo per brevi impulsi, ogni volta che viene sfiorata. L’aggiunta di foglie artificiali a una pianta di Oleandro ha permesso di sfruttare il vento per generare elettricità in modo continuativo. L’energia prodotta aumenta proporzionalmente al numero di foglie sollecitate.
Applicazioni pratiche e potenzialità
Questa scoperta apre nuove prospettive per l’utilizzo delle piante come fonti di energia rinnovabile. Ad esempio, i ricercatori hanno sviluppato un dispositivo “verde” che sfrutta l’interazione tra foglie naturali e artificiali per convertire l’energia eolica in elettricità. In presenza di vento, un albero ibrido modificato con foglie artificiali può produrre elettricità, aumentando la quantità di energia generata quanto più le foglie vengono toccate.
Inoltre, lo studio suggerisce che intere foreste potrebbero diventare generatori di energia distribuita, offrendo una soluzione sostenibile e accessibile in tutto il mondo. Questo approccio non solo ridurrebbe la dipendenza dai combustibili fossili, ma sfrutterebbe anche i benefici intrinseci delle piante, come la produzione di ossigeno e la fissazione di CO₂.
Implicazioni biologiche e future ricerche
Oltre alle applicazioni tecnologiche, lo studio solleva interrogativi sul significato biologico di questo fenomeno. “In biologia sappiamo già che esistono correnti elettriche all’interno delle piante, ad esempio negli apici radicali o quando si chiudono le foglie della Venus acchiappamosche (Dionaea muscipula). Tuttavia, in questo caso, noi induciamo la generazione di elettricità all’interno della pianta”, ha dichiarato Barbara Mazzolai. “Dobbiamo ancora capire il significato biologico di tale fenomeno, e questo è parte del nostro studio, che non si limita solo alla ricerca applicata, ma anche alla scienza di base”.
Verso un futuro sostenibile
Questa ricerca rappresenta un passo avanti rivoluzionario nel campo delle tecnologie verdi e autonome, dimostrando che le piante non sono solo fondamentali per la sopravvivenza del pianeta, ma potrebbero diventare una risorsa chiave per la produzione di energia rinnovabile. Immaginare foreste e aree verdi non più solo come polmoni della Terra, ma anche come generatori di energia distribuita, apre scenari inediti e promettenti. Integrare le piante in sistemi ibridi per la conversione di energia potrebbe ridurre drasticamente il consumo di materiali artificiali e creare fonti di energia autonome, rispettose dell’ambiente e accessibili anche nelle zone più remote del pianeta.
Inoltre, questa scoperta sottolinea l’importanza di guardare alla natura come fonte di ispirazione per soluzioni tecnologiche innovative. La biologia delle piante, spesso considerata un campo di studio distante dall’ingegneria e dalla tecnologia, si rivela invece un serbatoio di conoscenze in grado di guidare lo sviluppo di sistemi energetici sostenibili. In un’epoca in cui la crisi climatica e la transizione energetica sono temi centrali, studi come questo offrono una prospettiva concreta per bilanciare il progresso tecnologico con la conservazione degli ecosistemi.
Il lavoro di Barbara Mazzolai e del suo team non è solo un esempio di eccellenza scientifica, ma anche un invito a ripensare il nostro rapporto con la natura. Le piante, con la loro capacità di generare energia, ci ricordano che le soluzioni più efficaci per le sfide globali potrebbero già essere presenti intorno a noi, pronte per essere scoperte e sfruttate in modo responsabile. Il futuro della sostenibilità potrebbe non essere lontano: potrebbe crescere, letteralmente, nei nostri giardini e nelle foreste.
