
Smart working nel 2025, i dati fra luci e ombre
Il lavoro agile in Italia continua la sua crescita inarrestabile. Per il 2025 si prevede una crescita del +5%, che porterebbe a toccare 3,75 milioni di lavoratori coinvolti, partendo dai 3,55 milioni registrati nel 2024. Un fenomeno che ha trasformato profondamente il panorama lavorativo italiano, accelerato dalla pandemia ma ormai consolidato come modalità strutturale di organizzazione del lavoro.
Le previsioni indicano che saranno soprattutto le grandi imprese (35%) a guidare questa evoluzione, seguite dalla Pubblica Amministrazione (23%) e dalle PMI (9%). Un dato significativo emerge dalla ricerca: per il 2025 si stima una crescita generale dello smart working in tutti i comparti, segnalando come questa modalità lavorativa sia ormai considerata strategica per la competitività aziendale.
I vantaggi scientificamente provati
Produttività e retention dei talenti
I dati italiani confermano l’impatto positivo dello smart working sulla produttività. L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano rileva che il 72% delle aziende tecnologiche italiane registra un aumento di produttività con il lavoro agile. A livello di sistema paese, si stima un incremento del 15-20% della produttività complessiva.
La ricerca scientifica internazionale rafforza questi dati: uno studio di Stanford University su oltre 1.600 dipendenti ha rilevato che lavorare da casa due giorni a settimana non ha effetti negativi sulla produttività né sulle possibilità di carriera, ma anzi riduce del 33% il tasso di dimissioni volontarie.
Conciliazione vita-lavoro
Lo smart working si conferma uno strumento molto efficace per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. I dati dell’Indagine sul benessere organizzativo 2022 di AgID mostrano risultati significativi:
88% dei lavoratori concorda sul miglioramento della conciliazione vita-lavoro
78% riconosce un impatto positivo sul tempo per sé e la cura dei familiari
Lo studio INAIL su smart working e benessere conferma che la maggioranza dei lavoratori registra un incremento del benessere generale, inclusi gli aspetti di salute mentale e fisica.
La normativa italiana riconosce questa funzione prioritaria: il lavoro agile è introdotto “al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro“.
Sostenibilità ambientale ed economica
Il lavoro da remoto comporta benefici indiretti significativi:
Riduzione degli spostamenti casa-ufficio
Minore impatto ambientale
Risparmio sui costi di trasporto
Maggiore flessibilità nella gestione degli spazi domestici
I dati italiani: un quadro dettagliato
I benefici misurati
Conciliazione e benessere personale:
88% dei lavoratori conferma il miglioramento della conciliazione vita-lavoro (AgID 2022)
78% riconosce un impatto positivo su tempo personale e cura familiari (AgID 2022)
La maggioranza registra un incremento del benessere generale inclusa la salute mentale (INAIL)
Produttività aziendale:
72% delle aziende tecnologiche italiane registra aumento di produttività (Osservatorio Politecnico Milano)
Stima di incremento del 15-20% della produttività a livello sistema paese (Osservatorio Politecnico Milano)
Le criticità identificate
Parallelamente, emergono sfide specifiche documentate:
Difficoltà nel rispetto del diritto alla disconnessione (INAIL)
Segnalazioni di isolamento sociale e professionale (INAIL, Osservatorio Politecnico Milano)
Necessità di revisione organizzativa per massimizzare i benefici
Il fenomeno del burnout da smart working
Tuttavia, la medaglia ha un rovescio preoccupante. Secondo l’Osservatorio HR 2025:
Solo il 10% dei lavoratori italiani dichiara di stare bene nelle tre dimensioni chiave (fisica, psicologica e relazionale)
Solo il 17% si sente pienamente ingaggiato
Le cause principali:
Difficoltà nel diritto alla disconnessione: sovrapposizione tra spazio domestico e lavorativo
Rischio di isolamento sociale: impatti negativi su benessere psicologico e collaborazione
Impatti psicologici: luci e ombre
I principali rischi documentati
Isolamento sociale e professionale
Difficoltà nella disconnessione dal lavoro
Sfide nella gestione autonoma del tempo e degli spazi
Possibile deterioramento delle relazioni professionali informali
Tuttavia, è importante sottolineare che l’88% dei lavoratori nella PA (dati AgID 2022) conferma un miglioramento della conciliazione vita-lavoro, suggerendo che i benefici possono superare i rischi quando il lavoro agile è ben organizzato.
Il costo economico del malessere
Il tema del benessere lavorativo ha implicazioni economiche significative. Secondo Welfare e i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, è necessaria una revisione organizzativa per massimizzare i benefici dello smart working.
L’investimento in politiche di benessere non è solo una questione etica, ma anche strategica: i lavoratori che dichiarano maggiore soddisfazione per la conciliazione vita-lavoro (88% secondo AgID) rappresentano un asset prezioso per la retention e la produttività aziendale.
Le categorie più vulnerabili
Lavoratori fragili
Dal 1° aprile 2024, la legislazione che garantiva il diritto di smart working ai lavoratori disabili non è più in vigore. È stata istituita solo una “priorità” per lavoratori disabili in situazione di gravità.
Genitori e caregivers
Il quadro normativo è in evoluzione continua, con proroghe e modifiche che testimoniano la complessità del bilanciamento tra esigenze aziendali e personali.
Strategie di prevenzione e miglioramento
Per le aziende
Cultura manageriale: investire in formazione per i leader
Politiche di disconnessione: regole chiare su tempi di reperibilità
Supporto tecnologico ed ergonomico: postazioni adeguate a casa
Monitoraggio del benessere: rilevazione precoce di burnout e disagio psicologico
Per i lavoratori
Gestione dei confini: routine chiare tra tempo lavorativo e personale
Creazione di rituali: abitudini che marcano inizio/fine giornata lavorativa
Mantenimento delle relazioni sociali: cura attiva dei rapporti con colleghi
Autocura e consapevolezza: riconoscere segnali di stress e chiedere aiuto
Prospettive future: verso un modello sostenibile
Il futuro dello smart working richiede un approccio equilibrato che massimizzi i benefici e minimizzi i rischi.
Dal 2025, grazie al rinnovo dei contratti statali del 2024, il nuovo CCNL funzioni centrali permette di concordare un numero di giorni di lavoro da remoto superiori a quelli in presenza.
Questo scenario apre a modelli ibridi più flessibili, ma richiede:
Ricerca continua sugli impatti a lungo termine
Protocolli di salute mentale per il lavoro remoto
Formazione specializzata per manager e lavoratori
Monitoraggio costante dei KPI di benessere oltre che di produttività
Lo smart working rappresenta una trasformazione irreversibile del mondo del lavoro, con potenzialità enormi ma anche rischi significativi per il benessere dei lavoratori.
La sfida è costruire modelli che valorizzino la flessibilità e l’efficienza senza compromettere la salute mentale e il benessere delle persone.
La strada verso un lavoro agile veramente sostenibile passa attraverso un approccio scientifico, basato su evidenze e monitoraggio continuo, che metta al centro la persona nella sua integralità, professionale e umana.
Solo così lo smart working potrà essere davvero “smart” – intelligente – non solo dal punto di vista organizzativo ed economico, ma anche sociale e umano.
Redazione