
Vita autosufficiente: la rivoluzione social del ritorno alla terra
Si chiama homesteading la pratica di vivere in modo autosufficiente, spesso coltivando il proprio cibo, costruendo la propria casa e imparando abilità pratiche per ridurre la dipendenza dall’esterno. I dati parlano chiaro: il subreddit (ossia la comunità online dedicata a un argomento specifico sul social Reddit) dedicato all’homesteading vanta più di 3 milioni di follower, posizionandosi tra i subreddit più attivi dedicati allo stile di vita, superando persino molti forum dedicati allo sport e all’intrattenimento.
Su TikTok, l’hashtag #cottagecore ha accumulato miliardi di visualizzazioni, mentre su Instagram proliferano account dedicati alla vita rurale autosufficiente che raggiungono centinaia di migliaia di follower.
L’esplosione digitale dell’autosufficienza ha radici profonde nelle trasformazioni sociali degli ultimi anni. Non si tratta solo di un trend estetico, ma di una risposta concreta a crisi economiche, ambientali e sociali che hanno scosso le certezze di un’intera generazione.
Le cause profonde: Covid e crisi economica
La pandemia di Covid-19 ha rappresentato un catalizzatore fondamentale per questo movimento. I lockdown hanno costretto milioni di persone a riflettere sul proprio stile di vita, mentre il lavoro da remoto ha aperto nuove possibilità geografiche. Improvvisamente, non era più necessario vivere in costose metropoli per mantenere il proprio impiego.
L’inflazione galoppante e l’aumento vertiginoso dei costi immobiliari nelle città hanno spinto molti a cercare alternative più economiche. Una casa in montagna con un pezzo di terra costa spesso meno di un monolocale in centro città, e la possibilità di produrre il proprio cibo e la propria energia rappresenta un’attraente prospettiva di risparmio a lungo termine.
Se aggiungiamo la fortissima instabilità politica e i venti di guerra che soffiano su tutto il mondo, la scelta di un ritiro montano sembra ancora più attraente.
I volti ‘virali’ dell’autosufficienza
Sui social media, il movimento dell’autosufficienza ha trovato i suoi testimoni più efficaci.
Uno dei volti più influenti a livello internazionale, in una versione urbana e accessibile del movimento, è Kevin Espirit, fondatore del progetto Epic Gardening. Con oltre 3,8 milioni di iscritti su YouTube e una fortissima presenza su Instagram e TikTok, Kevin è diventato un punto di riferimento globale per chi vuole avvicinarsi all’autoproduzione alimentare anche in contesti cittadini. Dai tutorial per costruire un orto verticale sul balcone agli approfondimenti sulla microirrigazione domestica, Epic Gardening rappresenta l’anello di congiunzione tra omesteading e città, tra alta divulgazione e estetica social. Il suo lavoro dimostra che la spinta verso l’autosufficienza non riguarda solo chi fugge in montagna, ma coinvolge anche milioni di persone che, nel cuore delle metropoli, cercano nuovi modi per riconnettersi con la natura – una zucchina alla volta.
Ballerina Farm: con circa 10 M follower su Instagram e quasi 10 M su TikTok, è una delle voci più autorevoli del movimento homesteading . Il suo stile “tradwife”, che però rifiuta per l’accezione conservatrice, ha generato ampia discussione
Deanna Talerico : tra le top su Instagram con oltre 500 k follower, è considerata una delle “Top 30 Homesteading Influencers” nel 2025 .
Paula Sutton, con 492.000 follower su Instagram , posa in abiti vintage nella sua proprietà nel Norfolk, creando tableaux bucolici che incarnano perfettamente l’estetica cottage core.
Anna Grace Childs con 183.000 follower su TikTok, condivide video della sua vita in Virginia mentre abita in un fienile, mostrando la quotidianità di chi ha scelto davvero di vivere in modo alternativo, circondato da cavalli e altri animali.
In Italia tra tradizione e social media
Anche in Italia il movimento dell’autosufficienza sta trovando i suoi protagonisti digitali. Niccolò Burinato , 33enne originario di Desio in Brianza, lavora un ettaro di terreno dove coltiva piante, alberi da frutto e alleva piccoli animali da cortile, dispensando online consigli a chi intende provarci da sé. I suoi contenuti spaziano dalla potatura al momento giusto per la semina, diventando un punto di riferimento per la comunità italiana degli aspiranti homesteader.
Francesca Pachetti , conosciuta come “La Raccontadina”, rappresenta un caso unico nel panorama italiano. Nata in una famiglia contadina di Massa Carrara, ha lasciato il lavoro di educatrice per crescere il figlio a contatto con la natura. Il suo blog, nato per caso due anni e mezzo fa, ha raggiunto 30mila follower e si è trasformato in un fenomeno editoriale con la pubblicazione di “La Raccontadina. Racconti a passo di vanga”. Nel suo podere di cinquemila metri, Francesca coltiva ortaggi, fiori, parole e giorni, rappresentando un perfetto esempio di come l’autosufficienza possa diventare anche una forma di espressione artistica e letteraria.
Matteo Cereda rappresenta un altro pilastro del movimento italiano, attraverso il suo blog “Orto da Coltivare” divulga consigli e informazioni, diventando un importante punto di riferimento per la community di chi ha deciso di iniziare l’autosostentamento. La sua presenza sui social media combina contenuti educativi con esperienze pratiche, mostrando la realtà quotidiana di chi vive di autoproduzione.
La Sopravissana, altro profilo molto seguito nel panorama italiano, documenta la quotidianità della vita in montagna tra Abruzzo e Molise, mostrando attraverso i social media la bellezza e le sfide della vita rurale ad alta quota. I suoi contenuti spaziano dall’allevamento tradizionale alle ricette della cucina locale, creando un ponte tra tradizione e modernità digitale.
Nel panorama dei green influencer italiani anche figure come Camilla Mendini stanno ispirando migliaia di follower verso stili di vita più sostenibili, mentre sui social proliferano account dedicati alla vita rurale che documentano la transizione dalla città alla campagna. Selene Calloni Williams : anche se più spirituale che agricola, è seguitissima nel mondo della decrescita e dell’autosufficienza interiore e alimentare (oltre 400mila follower su tutte le piattaforme). C’è poi Veggie Situation di Mattia e Alessia: su YouTube e Instagram, raccontano la loro scelta di vita sostenibile in Italia, con centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Da segnalare le esperienze di Spazi Indecisi / Ex-Mulino Offgrid (Lombardia): progetti comunitari che documentano la ristrutturazione e la vita sostenibile in borghi abbandonati, molto virali nel 2024–2025.
Ci sono poi progetti collettivi diventati casi studio: La Fattoria dell’Autosufficienza oggi è anche un marchio editoriale e centro formativo. Ecovillaggi come Torri Superiore, Tempo di Vivere, Avalon pur meno social-oriented, sono vere istituzioni nel mondo dell’autosufficienza comunitaria.
L’Italia presenta caratteristiche uniche nel panorama dell’autosufficienza sociale. La presenza di territori montani e rurali facilmente accessibili, unita a una tradizione agricola ancora viva, rende il paese particolarmente fertile per questo movimento. Dalla Fattoria dell’Autosufficienza in Romagna, che rappresenta un esempio concreto di azienda agricola biologica autosufficiente, ai numerosi progetti di permacultura che nascono in tutto l’Appennino, l’Italia sta diventando un laboratorio privilegiato per sperimentare nuovi modelli di vita sostenibile.
Questi creator e queste esperienze non si limitano a mostrare immagini patinate, ma documentano anche le sfide reali: dal fallimento dei raccolti alle difficoltà tecniche degli impianti solari, dalla solitudine dell’isolamento rurale ai problemi burocratici per ottenere permessi edilizi.
Trend emergenti e nuove influenze
Off-grid living su YouTube e TikTok
Wild Wonderful Off-Grid (Stati Uniti): coppia con oltre 1,4 milioni di iscritti su YouTube, documenta la costruzione della loro casa in autonomia totale, dall’impianto idrico a quello solare.
Simple Living Alaska : una delle famiglie più seguite nel settore con 1,5 milioni di follower, mostra un’interpretazione estrema ma ben documentata della vita autosufficiente in climi estremi.
Abilità tecnico-pratiche
This Tiny House e Living Big in a Tiny House : canali da milioni di follower che fondono tiny living, efficienza energetica e sostenibilità. Hanno ispirato la componente più ingegneristica e modulare del movimento.
Perma Pastures Farm : voce influente nel mondo della permacultura pratica, con un’impostazione fortemente educativa. Fra teoria e pratica: dal Cottage Core al Practical Homesteading
Cottage core
Il cottage core può essere alimentato da una nostalgia bizzarra e fantasiosa per la vita pastorale, ma il 21° secolo non è mai troppo lontano. Gli adolescenti filmano tutorial di pressatura dei fiori con i loro iPhone, si prendono cura delle loro colture su Animal Crossing e usano filtri di realtà aumentata per rendere i loro lineamenti più elfici.
La romanticizzazione della vita rurale sui social media ha creato un’estetica riconoscibile: tramonti dorati, cesti di verdure appena raccolte, pannelli solari che brillano sui tetti, interni rustici illuminati da candele. Ma dietro queste immagini da sogno si nasconde una realtà più complessa.
Il movimento si è evoluto da pura estetica a contenuto pratico. Oggi gli influencer dell’autosufficienza condividono tutorial dettagliati su come installare un impianto fotovoltaico, guide per la conservazione degli alimenti, consigli per l’allevamento di polli e strategie per affrontare le sfide burocratiche del vivere off-grid.
Le sfide nascoste dietro il sogno verde
Un numero crescente di agricoltori da cortile confessa di non avere idea di cosa stiano facendo. Questo aspetto meno glamour del movimento rivela le difficoltà reali che affrontano coloro che scelgono l’autosufficienza senza adeguata preparazione.
L’investimento iniziale rappresenta il primo grande ostacolo. Un impianto fotovoltaico domestico può costare tra i 15.000 e i 30.000 euro, mentre l’acquisto e la ristrutturazione di una proprietà rurale richiede spesso centinaia di migliaia di euro. Non tutti possono permettersi di lasciare il lavoro in città per inseguire il sogno dell’autosufficienza.
L’isolamento sociale è un altro aspetto spesso sottovalutato. Vivere in montagna o in zone rurali significa rinunciare alla vita sociale urbana, ai servizi facilmente accessibili, alle opportunità culturali. Molti scoprono che la solitudine può diventare opprimente, soprattutto durante i lunghi inverni.
Le competenze tecniche necessarie sono enormi: dall’elettricità all’idraulica, dall’agricoltura alla meccanica, dalla conservazione degli alimenti alla gestione delle energie rinnovabili. Chi non ha esperienza precedente deve affrontare una curva di apprendimento ripida e costosa.
L’impatto economico del movimento per l’autosufficienza
Il boom dell’autosufficienza sta creando nuovi mercati economici. Le vendite di pannelli solari per uso domestico sono cresciute del 20% annuo negli ultimi tre anni, mentre il mercato dei sistemi di accumulo energetico sta vivendo una vera esplosione.
L’agricoltura urbana e periurbana ha visto una crescita esponenziale: dai kit per l’orto domestico ai sistemi di idroponica, dalle serre intelligenti ai sistemi di compostaggio automatizzato. Startup specializzate in soluzioni per l’autosufficienza raccolgono milioni di euro di finanziamenti.
Il mercato immobiliare rurale sta vivendo una trasformazione senza precedenti. Nelle zone dell’Appennino umbro o della Toscana interna si registra un aumento della domanda. Proprietà che fino a pochi anni fa erano considerate invendibili – case isolate, ruderi da ristrutturare, terreni agricoli abbandonati – ora incontrano una domanda crescente.
Analisi sociologica: più di una moda
Gli esperti di sociologia identificano nel movimento dell’autosufficienza diverse dinamiche sociali profonde. La perdita di fiducia nelle istituzioni tradizionali spinge molti a cercare forme di indipendenza personale. La precarietà economica strutturale delle nuove generazioni li porta a immaginare modelli alternativi di sicurezza economica.
Il bisogno di controllo in un mondo sempre più complesso e incerto trova nell’autosufficienza una risposta tangibile. Produrre il proprio cibo, generare la propria energia, costruire la propria casa rappresentano forme di affermazione personale in un contesto di crescente alienazione.
La ricerca di autenticità in un mondo digitale sempre più artificiale spinge verso esperienze concrete e fisiche. Sporcarsi le mani con la terra, vedere crescere le proprie piante, sentire il calore del sole sui pannelli solari rappresentano forme di connessione con la realtà che molti sentono di aver perso.
Il lato “oscuro” della Rivoluzione Verde
C’è una profonda divisione tra le comunità Web 2.0 che scambiano idee sui forum e le foto glamour pubblicate su Instagram e TikTok. Questo riflette una tensione crescente all’interno del movimento tra chi vive realmente in autosufficienza e chi ne commercializza l’estetica.
La commercializzazione del movimento ha portato alla nascita di “influencer dell’autosufficienza” che vendono corsi online, prodotti e stili di vita senza necessariamente vivere quello che predicano. Questo fenomeno genera frustrazione tra chi affronta quotidianamente le sfide reali della vita off-grid, indipendente dalla rete elettrica, idrica e, spesso, anche dalle infrastrutture di comunicazione tradizionali.
Il dibattito sulla sostenibilità effettiva del movimento è acceso. Mentre l’autosufficienza può ridurre l’impatto ambientale individuale, la produzione di pannelli solari, batterie e altri componenti tecnologici necessari ha un costo ambientale significativo. Inoltre, molti homesteader mantengono stili di vita che richiedono frequenti spostamenti in auto per rifornimenti e servizi.
L’efficienza energetica delle case rurali spesso ristrutturate in modo amatoriale è questionabile. In assenza di progettazione energetica adeguata, molti progetti infatti risultano inizialmente inefficienti.
Il futuro dell’autosufficienza in Italia
Le previsioni per i prossimi anni suggeriscono una progressiva normalizzazione del fenomeno. Quello che oggi appare come un movimento di nicchia potrebbe diventare una scelta abitativa più diffusa, soprattutto se supportata da politiche pubbliche adeguate.
L’evoluzione tecnologica renderà sempre più accessibili ed efficienti le soluzioni per l’autosufficienza. Batterie più economiche, pannelli solari più efficienti, sistemi di automazione domestica più intelligenti potrebbero abbassare significativamente le barriere all’ingresso.
Le nuove generazioni, cresciute con la consapevolezza della crisi climatica e dell’instabilità economica, vedono nell’autosufficienza non un’utopia, ma una necessità pratica. Questo potrebbe portare a un cambio di paradigma duraturo nei modelli abitativi e di consumo.
La rivoluzione dell’autosufficienza rappresenta molto più di un trend social. È il sintomo di una trasformazione profonda nel modo in cui concepiamo il rapporto tra individuo, società e ambiente. Che si tratti di una moda passeggera o dell’inizio di un cambiamento strutturale, una cosa è certa: milioni di persone stanno mettendo in discussione il modello di vita urbano tradizionale, cercando alternative più sostenibili, economiche e autentiche.
Il successo a lungo termine del movimento dipenderà dalla sua capacità di evolversi da fenomeno estetico a modello sociale praticabile, affrontando le sfide reali dell’isolamento, dei costi e delle competenze tecniche. Solo allora potremo capire se l’autosufficienza rappresenta davvero il futuro dell’abitare o semplicemente una parentesi nostalgica in un mondo sempre più digitale e interconnesso.

Federica Menghinella