
I benefici del Biancospino per il sistema cardiocircolatorio
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Il Biancospino è una pianta medicinale con una lunga tradizione di utilizzo nel trattamento di disturbi cardiaci. Studi approfonditi sugli effetti dei suoi principi attivi confermano l’efficacia dell’estratto di Biancospino nel migliorare la funzione cardiaca e ridurre i sintomi in pazienti con insufficienza cardiaca. Una pianta che può essere un valido supporto – sotto opportuno controllo medico – per la salute cardiovascolare, in particolare per chi soffre di insufficienza cardiaca di grado lieve o moderato.
Fitoterapia: scienza e arte della cura con le piante
Fin dai tempi antichi per guarire dalle malattie che affliggevano le popolazioni, l’uomo si affidava alla natura e alle tradizioni orali. La fitoterapia come cura per mezzo delle piante è sempre esistita da quando comparve l’uomo sulla terra ed è stata la prima fonte di medicina sia per l’uomo primitivo che per il primo medico.
La scoperta delle proprietà curative delle piante inizialmente fu un atto istintivo e casuale, dovuto al fatto che l’uomo doveva nutrirsi, dunque raccoglieva erbe, frutti e radici come fonte di nutrimento, per poi grazie all’istinto e all’osservazione fece tesoro di varie esperienze ed iniziò ad usare le piante a scopo salutare e curativo, tramandando oralmente le loro esperienze “farmacologiche” ai loro simili.
La medicina dunque si origina dalla botanica, cioè dal tentativo iniziale dell’uomo di trovare una fonte di guarigione per ogni sorta di malattia proprio dalle piante.
La fitoterapia è una scienza che tratta la cura e la prevenzione delle malattie umane per mezzo delle piante medicinali, o con le cosiddette droghe vegetali; quindi studia le capacità curative delle piante, le indicazioni di massima, le controindicazioni relative, la posologia e le opportune vive di somministrazione.
Un rimedio o un “farmaco” naturale non è necessariamente sicuro o non dannoso, fermo restando che naturale non vuole dire innocuo e il compito della fitoterapia è anche di studiare le interazioni che si possono stabilire tra una droga vegetale e un farmaco convenzionale o un alimento. Queste piante sono definite piante medicinali, vegetali che contengono in uno o più dei suoi organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o che sono precursori di emisintesi farmaceutiche. Queste sono in genere iscritte nella Farmacopea di ogni Paese, testo ufficiale che elenca tutti i medicamenti e le caratteristiche che debbono possedere per essere commerciati.
Cardiopatie e medicina tradizionale
Le malattie cardiovascolari rappresentano un gruppo di patologie che ai giorni nostri possiedono il primato come causa di morte nei paesi industrializzati. Tra queste ricordiamo aterosclerosi, ipertensione, le quali a loro volta possono essere causa anche di malattie più gravi come l’infarto miocardico e l’insufficienza cardiaca congestizia anche detta scompenso cardiaco.
Pensiamo tutti al cuore come una pompa elettromeccanica che ha la capacità di adattarsi al lavoro che viene richiesto attraverso meccanismi di compenso tra cui l’aumento della frequenza, della contrattilità e ipertrofia. Nel momento in cui i meccanismi di compenso non sono sufficienti a garantire il lavoro richiesto si entra in condizione di scompenso. Lo scompenso viene definito sinistro o destro, diastolico o sistolico quindi anatomico o fisiopatologico.
La farmacologia tradizionale ha diversi punti di attacco: o con i farmaci che riducono il precarico, come ad esempio diuretici e vasodilatatori venosi oppure con i farmaci che riducono il postcarico come per esempio i vasodilatatori arteriosi. Infine ci sono i farmaci inotropi (che migliorano le prestazioni della contrattilità miocardica) come le catecolamine e glicosidi digitalici.
Gli studi sugli effetti del Biancospino nei pazienti con insufficienza cardiaca
Il nome del Biancospino deriva dal greco Kratos che si traduce in forza, in riferimento al suo legno duro e massiccio. Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, Crategus include circa 150-200 specie ma le più studiate in campo fitoterapico sono C. Monogyna e C. levigata L.
Si tratta di un arbusto spinoso, tipico delle aree cespugliose e boschive, fino a 1500m di altitudine. Ha foglie verdi chiaro con lobi acuti e separati tra loro. I fiori sono composti da 5 petali bianchi riuniti in corimbi, mentre i frutti sono piccole drupe rosse raccolte in grappoli.
Gli estratti di Biancospino sulla patologia già menzionata hanno vari effetti: tra questi c’è quello inotropo positivo che deriva da 4 meccanismi distinti:
- inibizione della pompa Na/K
- inibizione della fosfodiesterasi da catechine e vitexina
- azione ace-inibitrice, legata ai triterpeni.
- azione antiaritmica derivata da un effetto batmotropo positivo che prolunga il periodo refrattario e da un effetto betabloccante.
Da non sottovalutare sono le proprietà antinfiammatorie come ad esempio l’inibizione della ciclossigenasi di tipo 2 oppure l’inibizione della NO sintetasi e infine l’azione antiossidante che previene la perossidasi lipidica.
Le quattro molecole principali che interessano la fitoterapia del Crataegus sono l’iperoside, la vitexina, la procianidina B2 e l’acido ursolico.
Esistono due estratti di riferimento che si distinguono per il processo con il quale sono stati ottenuti; di conseguenza anche la composizione è diversa ma il rapporto tra la concentrazione dei vari principi è la stessa.
Ne deriva che le posologie sono diverse infatti l’estratto Li 132 titolato in flavonoidi è un estratto secco al 2,2% di flavonoidi totali, è più diluito e prevede una posologia di una capsula da 300mg, 2-3 volte al dì, mentre l’estratto WS1442 titolato in proantocianidine è più concentrato e di conseguenza prevede una posologia di 1 capsula da 80mg, 2-3 volte al dì.
I due studi clinici più conosciuti sono
- il “The spice”, trial del 2008 messo in atto da un gruppo di studiosi tedeschi
- l’ “Herb chf” creato da ricercatori del Michigan nel 2009.
2 trial clinici randomizzati con gruppi di controllo con placebo.
HERB CHF: sono stati presi 120 pazienti affetti da insufficienza cardiaca di II e III classe divisi in due gruppi da 60, trattati con estratto WS 1442, 450mg per 2 volte al giorno o placebo per 6 mesi con il risultato di un miglioramento della frazione di eiezione.
THE SPICE: sono stati presi 2681 pazienti trattati con estratto WS1442 o placebo con 900mg per 24 mesi in aggiunta alla terapia in atto. Il risultato è stato un effetto sull’incidenza di morte improvvisa.
Gli effetti del Biancospino sui pazienti
In sintesi il Biancospino agisce sul sistema cardiovascolare in due modi: da una parte dilatando la muscolatura dei vasi, per cui diminuisce la resistenza periferica e determina un’azione ipotensiva; dall’altra agendo direttamente sul miocardio con un’azione inotropo positiva.
In conclusione possiamo affermare che l’estratto di Biancospino WS1442 ha dimostrato di essere efficace nel ridurre i sintomi e aumentare la funzione cardiaca in pazienti con l’insufficienza cardiaca di I o II grado della classificazione NYHA; lo scopo è appunto quello di diminuire l’incidenza e il deterioramento della malattia e consentire ai pazienti di condurre una vita normale e attiva.
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