
Con l’immunoterapia una nuova arma contro il tumore al seno
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Il sistema immunitario è da sempre al centro della ricerca oncologica, ma solo negli ultimi anni la scienza ha iniziato a svelare i meccanismi più sottili che regolano il dialogo tra cellule immunitarie e tumori. Una delle scoperte più rilevanti del 2025 riguarda il ruolo dei linfociti T regolatori, noti come Treg, nel carcinoma mammario: cellule che, in condizioni normali, sono i custodi dell’equilibrio immunitario, ma che nei tumori possono diventare complici della malattia.Un recente studio internazionale, pubblicato su Science Advances, ha identificato una sottopopolazione di linfociti T regolatori (Treg) caratterizzata dalla variante FOXP3E2, capace di predire con grande anticipo la prognosi e le recidive nel carcinoma mammario e in altri tumori. Questa scoperta apre la strada a terapie immunologiche di precisione e a nuovi marcatori predittivi, offrendo speranza per trattamenti più efficaci e personalizzati contro i tumori più aggressivi.
Il doppio volto dei linfociti Treg
I linfociti Treg sono una componente fondamentale del sistema immunitario: la loro funzione principale è quella di mantenere la tolleranza immunologica, impedendo reazioni autoimmuni eccessive che potrebbero danneggiare i tessuti sani. Tuttavia, nel contesto del tumore al seno, questi stessi linfociti possono trasformarsi in alleati del cancro.
Lo studio guidato da Veronica De Rosa dell’Istituto per l’endocrinologia e l’oncologia sperimentale del CNR (Cnr-Ieos) e dall’Università Federico II di Napoli ha dimostrato che i Treg, quando si accumulano nel tessuto tumorale o nel sangue delle pazienti, sono associati a una prognosi più sfavorevole e a una maggiore aggressività della malattia.
Queste cellule, infatti, non solo limitano la risposta immunitaria contro il tumore, ma creano anche un microambiente favorevole alla crescita e alla diffusione delle cellule cancerose. Esprimendo sulla loro superficie particolari molecole inibitorie, i cosiddetti “checkpoint”, i Treg spengono le difese antitumorali, permettendo al carcinoma di progredire indisturbato.
La firma dei Treg “traditori”
La vera innovazione dello studio pubblicato su Science Advances sta nell’identificazione di una variante della proteina FOXP3, chiamata FOXP3E2, che caratterizza una sottopopolazione di Treg particolarmente associata a prognosi negativa nel carcinoma mammario. Analizzando campioni di sangue e tessuti di pazienti reclutate negli ultimi anni presso l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale e la Federico II, i ricercatori hanno osservato che la presenza elevata di Treg FOXP3E2+ corrisponde a un rischio molto più alto di recidiva e di progressione della malattia.
Attraverso un’analisi computazionale approfondita su oltre mille pazienti della banca dati internazionale The Cancer Genome Atlas (TCGA), il team ha confermato che questo marcatore molecolare permette di anticipare la prognosi e le possibili ricadute fino a vent’anni rispetto ai metodi tradizionali, non solo nel carcinoma mammario di tutti i sottotipi, ma anche in altri tumori come il carcinoma papillare renale, il carcinoma a cellule squamose della cervice e l’adenocarcinoma polmonare.
La scoperta di FOXP3E2 come biomarcatore indipendente rappresenta un salto di qualità nella medicina di precisione. A differenza dei marcatori classici, che spesso non distinguono tra le diverse popolazioni di Treg, la misurazione di questa variante consente di identificare con maggiore accuratezza i pazienti a rischio, guidando le scelte terapeutiche fin dalle fasi iniziali della malattia.
La possibilità di rilevare i Treg FOXP3E2+ anche tramite biopsia liquida, ovvero mediante un semplice prelievo di sangue, apre la strada a diagnosi meno invasive e a un monitoraggio continuo dell’evoluzione del tumore. Questo approccio potrebbe rivoluzionare la gestione clinica del cancro al seno, permettendo di intervenire tempestivamente con terapie più mirate e personalizzate.
Immunoterapia di precisione: colpire il tumore senza danneggiare l’organismo
L’immunoterapia rappresenta una delle armi più promettenti contro il cancro, ma la sua efficacia è spesso limitata dalla presenza dei Treg, che agiscono come veri e propri “freni” del sistema immunitario. Il problema principale, fino a oggi, era come eliminare selettivamente solo i Treg “traditori” associati al tumore, senza compromettere quelli buoni, indispensabili per prevenire le malattie autoimmuni.
La caratterizzazione della variante FOXP3E2 permette ora di distinguere i Treg patogeni da quelli benefici, aprendo la strada a terapie immunologiche super-mirate. Bloccando o eliminando selettivamente i Treg FOXP3E2+, si potrebbe riattivare la risposta immunitaria antitumorale e distruggere il carcinoma mammario in modo più efficace, riducendo al minimo gli effetti collaterali.
L’importanza di questa scoperta va oltre il carcinoma mammario. L’analisi dei dati TCGA ha infatti dimostrato che la presenza di Treg FOXP3E2+ è un indicatore di prognosi sfavorevole anche in altri tumori solidi, come il carcinoma renale, il tumore della cervice e il tumore polmonare. Questo suggerisce che la strategia di targeting selettivo dei Treg potrebbe essere applicata a un ampio spettro di patologie oncologiche.
Naturalmente, la strada verso l’applicazione clinica è ancora lunga. Saranno necessari studi clinici più ampi per validare questi risultati e per sviluppare farmaci capaci di colpire solo le cellule bersaglio. Tuttavia, la scoperta di FOXP3E2 come marcatore prognostico e terapeutico rappresenta già oggi una svolta nella lotta contro i tumori più aggressivi.
La ricerca coordinata da Veronica De Rosa e pubblicata su Science Advances segna un punto di svolta nella comprensione del ruolo del sistema immunitario nel cancro al seno e, più in generale, nei tumori solidi. La possibilità di prevedere l’evoluzione della malattia con largo anticipo e di sviluppare terapie immunologiche di precisione offre una speranza concreta a milioni di pazienti in tutto il mondo.
Come sottolinea la stessa De Rosa, non tutti i Treg sono uguali: la loro eterogeneità è una sfida, ma oggi la scienza ha un indizio in più per disinnescare i meccanismi che permettono al tumore di sfuggire alle difese dell’organismo. Trasformare questa conoscenza in strumenti diagnostici e terapeutici richiederà ancora tempo e investimenti, ma il percorso è ormai tracciato.
La lotta contro il cancro è fatta di piccoli passi e di grandi intuizioni. La scoperta di FOXP3E2 è uno di quei momenti in cui la ricerca trasforma un paradosso – il sistema immunitario che protegge il tumore – in una nuova speranza di cura.