Allergie e intolleranze a tavola: come riconoscerle e gestirle correttamente

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Articolo realizzato in collaborazione con Bioanalisi srl

Le reazioni avverse al cibo sono condizioni che determinano una sofferenza dell’organismo o di suoi distretti a seguito dell’ingestione di un determinato cibo; vengono distinte in tossiche e non tossiche.

  • Reazioni tossiche o intossicazioni alimentari dipendono dalla dose di una determinata sostanza nociva ingerita e possono essere dovute a sostanze chimiche aggiunte ai cibi (additivi, insetticidi, fertilizzanti, antibiotici, metalli), a sostanze naturali presenti negli alimenti (micotossine, veleni naturali contenuti in piante, animali, funghi ecc.), a processi industriali o di non idonea lavorazione del cibo, come nel caso di botulino o di stafilococco aureo.
  • Reazioni non-tossiche non dipendono dalla dose assunta ma da una suscettibilità individuale ad uno o più alimenti. Queste reazioni si dividono ulteriormente in allergie ed intolleranze.

Le allergie alimentari 

Le allergie alimentari sono reazioni del sistema immunitario, di solito immediate e localizzate, dirette contro sostanze normalmente innocue come il cibo o i componenti alimentari. Queste reazioni innescano la produzione di immunoglobuline, soprattutto di classe IgE, determinando il rilascio di mediatori chimici che provocano una serie di reazioni quali orticaria, dermatite atopica, nausea, prurito, gonfiore alle labbra, rinite, difficoltà respiratorie, fino a reazioni sistemiche gravi che conducono allo shock anafilattico.

Le allergie alimentari sono caratterizzate in sintesi da:

  • Meccanismo: Coinvolgono il sistema immunitario che reagisce in modo eccessivo a una proteina presente nell’alimento (allergene). Questa reazione produce anticorpi IgE e scatena il rilascio di sostanze chimiche come l’istamina.
  • Sintomi: Possono comparire rapidamente, anche a distanza di pochi minuti dall’ingestione dell’allergene. I sintomi variano da lievi (orticaria, prurito, gonfiore) a gravi (difficoltà respiratorie, shock anafilattico).
  • Quantità: Bastano piccole quantità di allergene per scatenare la reazione.
  • Diagnosi: Test allergici cutanei o test del sangue (RAST) possono identificare l’allergene.
  • Trattamento: Evitare rigorosamente l’alimento incriminato e, in caso di reazione, utilizzare farmaci come antistaminici o adrenalina (in caso di shock anafilattico).

Test diagnostici per le allergie alimentari

Test cutanei:

  • Prick test: Consiste nell’applicare sulla pelle una goccia di allergene e pungere leggermente la cute. La comparsa di un ponfo (rigonfiamento) e arrossamento indica una reazione allergica.
  • Patch test: Utilizzato soprattutto per le dermatiti da contatto, consiste nell’applicare sulla pelle un cerotto contenente l’allergene e valutare la reazione dopo 48-72 ore, come ad esempio il patch test al nichel.

Test ematici:

  • Dosaggio delle IgE specifiche: Misura la quantità di anticorpi IgE diretti contro specifici allergeni alimentari presenti nel sangue.
  • RAST test (Radio-Allergo-Sorbent Test): Simile al dosaggio delle IgE specifiche, utilizza un metodo radioimmunologico per rilevare gli anticorpi IgE.

Test di provocazione orale (TPO):

  • Considerato il “gold standard” per la diagnosi di allergia alimentare, consiste nel somministrare al paziente, in ambiente ospedaliero controllato, dosi crescenti dell’alimento sospetto e osservare la comparsa di sintomi.

Test molecolari:

  • Permettono di identificare con precisione le proteine allergeniche responsabili della reazione, distinguendo tra sensibilizzazione e allergia vera e propria. ALEX è il primo test diagnostica molecolare in vitro quantitativo per il dosaggio delle IgE allergene specifiche (sIgE) ed un test diagnostico in vitro semi-quantitativo per misurare la concentrazione delle IgE totali (tIgE) nel siero o nel plasma umano, in pratica consente di misurare simultaneamente la presenza di immunoglobuline E, gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in risposta a uno stimolo che viene percepito dall’organismo come una minaccia. Il Test ALEX, basato sulla tecnologia a nanosfere, con un unico prelievo di sangue consente il più ampio risultato possibile in termini di componenti allergeniche valutate rispetto a tutte le metodiche disponibili in commercio.

Altri test:

  • Test di eliminazione e reintroduzione: Consiste nell’eliminare dalla dieta l’alimento sospetto e reintrodurlo successivamente per valutare la comparsa di sintomi.
  • Test di tolleranza orale: Utilizzato per valutare la possibilità di introdurre gradualmente l’alimento in soggetti con allergia accertata.

Le intolleranze alimentari

Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse al cibo che provocano alcuni sintomi simili all’allergia ma che sono generate da meccanismi differenti; si distinguono in intolleranze IgG-mediate e non IgG-mediate.

Le intolleranze alimentari sono caratterizzate in sintesi da:

  • Meccanismo: Non coinvolgono il sistema immunitario. Sono spesso dovute a una difficoltà nel digerire un alimento (es. intolleranza al lattosio per mancanza dell’enzima lattasi) o alla sensibilità a determinate sostanze contenute negli alimenti (es. intolleranza ai solfiti).
  • Sintomi: Si manifestano più lentamente, spesso ore dopo l’ingestione dell’alimento. I sintomi sono principalmente di tipo gastrointestinale (gonfiore, crampi, diarrea) ma possono includere anche mal di testa, affaticamento o eruzioni cutanee.
  • Quantità: I sintomi dipendono dalla quantità di alimento consumato.
  • Diagnosi: Non esistono test specifici per le intolleranze alimentari. La diagnosi si basa spesso sull’eliminazione dell’alimento sospetto dalla dieta e sulla valutazione dei sintomi.
  • Trattamento: Limitare o evitare l’alimento che causa i sintomi. In alcuni casi, possono essere utilizzati enzimi digestivi per facilitare la digestione (es. lattasi per l’intolleranza al lattosio).

Intolleranze alimentari non IgG-mediate

Sono generalmente classificate in 3 principali gruppi:

  • Intolleranze enzimatiche, determinate dall’incapacità, per difetti congeniti, di metabolizzare alcune sostanze presenti nell’organismo. A questo tipo di intolleranze appartengono quella al lattosio, al glutine (celiachia), alla fenilalanina (fenilchetonuria);
  • Intolleranze farmacologiche, caratterizzate da iperreattività nei confronti di sostanze presenti in determinati cibi;
  • Intolleranze da additivi, provocate da sostanze utilizzate per migliorare la qualità del cibo, la sua appetibilità o per migliorarne la conservazione. I più comuni additivi sono: coloranti, conservanti, antiossidanti, esaltatori di sapidità, dolcificanti ed addensanti; possono provocare vari sintomi quali: asma, orticaria, cefalea, vasodilatazione, prurito, angioedema, eczemi, orticaria, rinosinusite, crisi respiratorie, sudorazione, crampi addominali, flatulenza, diarrea. È bene specificare che la maggioranza dei disturbi da additivi è guidata da meccanismi ancora non del tutto noti.

Intolleranze alimentari IgG-mediate

Sono rappresentate dalle intolleranze agli alimenti caratterizzate da un’alta concentrazione di anticorpi di classe IgG diretti contro i componenti presenti nel cibo. 

La risposta immunitaria è favorita dall’aumento della permeabilità dell’intestino tenue, che permette ai componenti alimentari di penetrare, attraverso la parete intestinale, nelle vie ematiche.

Questa aumentata permeabilità (sindrome dell’intestino permeabile) può essere provocata da: iperacidità della flora intestinale associata alla dieta, assunzione di farmaci, infezioni, conservanti, alcool, nicotina, stress ed altri fattori.

Il sistema immunitario riconosce queste strutture antigeniche come corpi estranei inducendo la produzione, ad alte concentrazioni, di anticorpi specifici di classe IgG (sensibilizzazione). 

Questa risposta immunitaria si manifesta tipicamente dopo un certo lasso di tempo (da diverse ore ad alcuni giorni dall’ingestione) e può portare al rilascio di mediatori chimici innescando una reazione infiammatoria che, in alcuni casi, può diventare cronica.

Le infiammazioni croniche possono manifestarsi in tutto il corpo, oltre che nel tratto gastro-intestinale.
I sintomi più frequenti sono: diarrea, stipsi, gonfiore, nausea, mal di stomaco, colon irritabile, emicrania, asma, disturbi delle articolazioni, incapacità di concentrarsi, disturbi cutanei e problemi di peso (sovra o sottopeso).

Per ottenere un sollievo dai sintomi, viene solitamente consigliata una dieta di eliminazione per un breve periodo di tempo, eliminando o riducendo, dalla dieta del paziente, i cibi che provocano reazioni immunitarie con alte concentrazioni di anticorpi IgG.3

Test diagnostici per le intolleranze alimentari

L’adozione su larga scala di abitudini alimentari e stili di vita non compatibili con un buono stato di salute, insieme all’impossibilità di definire in modo chiaro ed univoco le intolleranze alimentari, hanno portato negli ultimi anni alla diffusione dell’idea che la maggior parte dei disturbi fisici, ed a volte anche psichici, possa essere dovuta ad una qualche forma di intolleranza alimentare.

A ciò è seguita una vera e propria esplosione nel numero di test diagnostici non scientificamente validati che promettono di individuare l’intolleranza risolvendo così ogni problema di salute. 

Al momento, l’unico test diagnostico per le intolleranze alimentari con evidenze scientifiche è il test per il dosaggio degli anticorpi di classe IgG per il quale esistono dati in letteratura scientifica che ne stabiliscono, in casi specifici, l’efficacia. Questo test è utile solo se eseguito con tecniche opportune e controllate e se erogato esclusivamente a pazienti rigorosamente selezionati su base clinica.

Ogni risultato ottenuto con questo test, così come quelli ottenuti con i test convenzionali per la diagnosi di allergie alimentari, deve essere verificato e confermato mediante una dieta di eliminazione seguita da un test di provocazione (reintroduzione dell’alimento per conferma).

Negli ultimi tempi sono stati prodotti numerosi test per la determinazione delle IgG4 che promettono di diagnosticare le intolleranze alimentari in modo più specifico. 

Le immunoglobuline di classe G (IgG), difatti, sono ulteriormente suddivise in 4 sottoclassi denominate IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4. È necessario però chiarire che quest’ultima sottoclasse rappresenta meno del 6% degli anticorpi IgG totali e che differisce funzionalmente dalle altre sottoclassi per via della scarsa attività infiammatoria.

Dal momento che i test per le intolleranze alimentari hanno come obiettivo proprio quello di identificare alimenti che siano in grado di causare infiammazioni e di conseguenza innescare reazioni ad esse correlate, test specifici che ricercano unicamente anticorpi IgG4 limitano ampiamente la capacità di determinare quali alimenti siano realmente in grado di causare reazioni avverse nel paziente.

Quindi, la rilevazione analitica delle sole IgG4 non è considerata attendibile per la ricerca delle intolleranze alimentari e nel caso si sospetti di disturbi legati all’alimentazione, è consigliato un test diagnostico specifico ed affidabile che ricerchi le IgG totali.

BIOANALISI dispone di un test multiparametrico con tecnica di Immunoblot, unico sul mercato, che permette il dosaggio contemporaneo delle IgG dirette contro 108 o 216 alimenti. A differenza dei comuni kit con tecnica Elisa, il test garantisce una maggiore specificità che riduce drasticamente la possibilità di cross-reazioni tra i diversi alimenti.

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Biologa, dal 2003 svolge attività come libera professionista. È legale rappresentante e Responsabile tecnico del laboratorio "Bioanalisi srl" a Spello e del laboratorio "Madonna del Buon Consiglio" a Foligno. Dal 2004 opera come consulente per la qualità e dal 2003 come consulente per l'igiene degli alimenti. Nel corso della sua carriera ha ricoperto diversi incarichi istituzionali, tra cui quello di Delegata dell'Ordine dei Biologi in Umbria dal 2012 al 2017; di membro della commissione esami di Stato presso l'Università di Perugia dal 2014 e di Consulente Tecnico d'Ufficio presso il Tribunale di Perugia dal 2015. Laureata in Scienze Biologiche con indirizzo Fisiopatologico nel 2001 presso l'Università di Perugia ha maturato esperienza di ricerca presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dal 2002 al 2003, periodo durante il quale ha contribuito a pubblicazioni scientifiche nel campo della biologia cellulare e molecolare. La sua attività di consulenza per la qualità e l'accreditamento è particolarmente significativa, avendo seguito numerosi laboratori di analisi e poliambulatori. Dal 2005 collabora con diverse aziende certificate Accredia, con particolare focus sui settori 38 e 03. Nel campo della formazione, è attiva come docente in corsi ECM per biologi e in corsi sull'igiene degli alimenti dal 2003, collaborando con diverse aziende di formazione del settore.