La produzione di cibo dall’aria, grazie a fermentazione microbica e utilizzo di energia rinnovabile, è una realtà sostenuta da solide basi scientifiche e da studi accademici internazionali. Le aziende Solar Foods e Air Protein sono tra i pionieri di questa rivoluzione, mentre la ricerca pubblica – come i progetti NASA e gli studi della Johns Hopkins University – dimostra la fattibilità, sicurezza e potenziale ambientale di queste soluzioni.
Un risultato ottenuto grazie all’applicazione di tecnologie di fermentazione microbica, già oggetto di ricerche pionieristiche negli anni ’60 dalla NASA, che era alla ricerca di sistemi autosufficienti per la sopravvivenza degli astronauti nelle missioni di lunga durata. Oggi, tali meccanismi sono diventati il cuore di progetti come BioNutrients della stessa NASA, dove microrganismi modificati producono nutrienti essenziali solo a partire da aria, acqua e fonti di energia.
La base scientifica di questo processo è affascinante e si fonda sulla fermentazione di batteri idrogeno-ossidanti: una volta catturata l’anidride carbonica (CO₂) dall’atmosfera, viene somministrata ai batteri insieme ad acqua, azoto e una fonte rinnovabile di energia. Questi microrganismi metabolizzano le molecole, producendo una biomassa ricca di proteine, aminoacidi essenziali, vitamine (come la B12) e minerali, il tutto senza il bisogno di terreni agricoli o materie prime di origine animale o vegetale. L’azienda finlandese Solar Foods ha lanciato Solein®, una polvere proteica ad alto valore nutritivo, i cui studi sono stati pubblicati su riviste peer-reviewed e il cui ciclo di produzione genera emissioni di gas serra quasi nulle. Un’innovazione analoga arriva dagli Stati Uniti con Air Protein, start-up pioniera che ha ottenuto la certificazione di sicurezza alimentare (GRAS) e produce una farina di proteine dall’aria, completa di tutti gli amminoacidi essenziali, altamente digeribile, ricca di vitamina B12 e pronta per numerosi utilizzi alimentari.
Studi condotti dalla Johns Hopkins University, in partnership con DARPA, stanno perfezionando sistemi capaci di produrre alimenti completi e appetibili letteralmente ovunque, anche in condizioni estremamente ostili, come nelle aree devastate dal cambiamento climatico o nei teatri operativi militari. Da una prospettiva sistemica, la diffusione di questi alimenti “dal cielo” potrebbe consentire una drastica riduzione della pressione sulle risorse naturali e restituire vaste superfici all’ecosistema naturale.
Tuttavia esistono diverse criticità che devono essere affrontate per rendere questa tecnologia realmente applicabile su scala globale. Innanzitutto, la sicurezza alimentare rappresenta una sfida fondamentale: i microrganismi utilizzati per convertire CO₂ e altri elementi in proteine devono essere rigorosamente controllati e certificati per evitare contaminazioni o effetti indesiderati sulla salute umana. Inoltre, l’iter normativo è ancora in fase embrionale in molti paesi; per esempio, l’approvazione per il consumo umano è stata concessa solo recentemente in Singapore e resta da ottenere in Europa e negli Stati Uniti, rallentando la diffusione del prodotto. Dal punto di vista tecnologico, la necessità di fonti di energia rinnovabile affidabili e a basso costo è imprescindibile per mantenere sostenibile ed efficiente il ciclo produttivo, specialmente nelle aree meno sviluppate. Infine, vi è una barriera culturale e psicologica non trascurabile da parte dei consumatori nell’accettare alimenti prodotti “dall’aria”, senza radici nel terreno o allevamenti tradizionali. Queste criticità rappresentano quindi le principali tappe da superare per trasformare il cibo dall’aria da innovazione di nicchia a componente stabile del sistema alimentare mondiale.
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