Oggi il digitale accompagna quasi ogni momento della vita quotidiana: offre informazioni immediate, intrattenimento, relazioni sociali e strumenti utili al lavoro e alla scuola. Tuttavia, quando l’esposizione diventa eccessiva, gli effetti possono farsi pesanti, soprattutto nei più giovani. Al 37° Congresso Nazionale ACP, dedicato al futuro della pediatria, il tema è stato affrontato da Stefania Millepiedi, vicepresidente della Sinpia e responsabile dell’Unità di Salute Mentale Infanzia e Adolescenza della ASL Toscana Nord Ovest, che ha richiamato l’attenzione su benefici e pericoli dei media digitali.
Secondo un’analisi dell’Istituto Superiore di Sanità (2023-2025), tra gli studenti italiani fra 11 e 17 anni l’uso intensivo dei social è associato a una maggiore insorgenza di ansia, depressione, insonnia e stili di vita poco salutari. I dati mostrano come un tempo online troppo prolungato favorisca ritiro sociale, compromissione del sonno, fino a disturbi alimentari e forme di vera dipendenza. Sul piano neurobiologico, questi comportamenti sono correlati a un’eccessiva attivazione dei sistemi dello stress, con innalzamento del cortisolo, e dei circuiti della ricompensa, mediati dalla dopamina.
I rischi iniziano anche in età precoce: nei bambini molto piccoli smartphone e tablet possono ostacolare lo sviluppo del linguaggio, riducendo la qualità delle interazioni tra genitori e figli e limitando il vocabolario. Altri studi hanno collegato il consumo digitale eccessivo a deficit di attenzione, peggiori risultati scolastici e aumento della sintomatologia riconducibile all’ADHD.
La tecnologia, però, non è soltanto un nemico. Come sottolineano gli esperti, un impiego regolato e consapevole può diventare un alleato prezioso nello stimolare motivazione, apprendimento, creatività e capacità di problem solving. In ambito clinico e scolastico, strumenti come la realtà virtuale e aumentata aprono nuove possibilità di inclusione e riabilitazione cognitiva.
Di fronte a questo scenario complesso, la parola chiave è equilibrio. Educare le famiglie a un uso consapevole significa fornire informazioni chiare, stabilire limiti condivisi, incentivare il dialogo fra genitori e figli e sfruttare strumenti di protezione come i parental control. Allo stesso tempo, è essenziale offrire alternative sane: sport, attività creative e momenti di socialità sono fondamentali per compensare l’eccesso di tempo trascorso online e favorire il benessere delle nuove generazioni.
Infine, laddove il rapporto con i social media evolve in una vera dipendenza, diventa necessario rivolgersi a professionisti capaci di elaborare percorsi di diagnosi e trattamento personalizzati. “Un uso equilibrato delle tecnologie non riguarda solo i singoli individui – ha concluso Millepiedi – ma rappresenta una sfida collettiva che interpella tutta la comunità”.
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Giornalista professionista ha lavorato per tv, radio, websites e testate giornalistiche locali e nazionali. Già responsabile di uffici stampa per enti pubblici e privati, oggi coordina l’Ufficio stampa e Comunicazione del Gruppo Bartoli. Dirige la rivista digitale oggibenessere di cui la Fondazione Bartoli è editrice. Un quotidiano nato dalla necessità di comunicare come la salute sia un equilibrio imprescindibile fra uomo e Natura.