Microplastiche, cuore e ambiente: lo studio innovativo dalla Custodians Plastic Race

La crescente preoccupazione per la diffusione delle micro e nanoplastiche nell’ambiente ha trovato nuova linfa nella recente conferenza scientifica internazionale “All Together Now – The Custodians Plastic Race”, promossa dalla BioDesign Foundation e tenutasi a Milano il 6 ottobre 2025. L’evento – patrocinato anche da Milano-Cortina 2026 – ha rappresentato un momento di sensibilizzazione e azione collettiva, coinvolgendo cittadini, istituzioni scientifiche ed enti pubblici nella sfida epocale di «ripulire il pianeta» dalla plastica dispersa. Tra i temi centrali della conferenza, una scoperta scientifica italiana ha conquistato il dibattito internazionale: la correlazione tra contaminazione da microplastiche nelle arterie e rischio cardiovascolare.

La ricerca che collega microplastiche e patologie cardiovascolari

Dato il ruolo centrale dell’inquinamento ambientale nei nuovi scenari di prevenzione della salute pubblica, lo studio coordinato dal professor Raffaele Marfella dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e pubblicato sul New England Journal of Medicine ha segnato una svolta epocale. Questa ricerca osservazionale, prospettica e multicentrica – a cui hanno partecipato IRCCS MultiMedica Milano, Harvard Medical School, Università Politecnica delle Marche, Sapienza di Roma e Salerno, IRCCS INRCa di Ancona – ha analizzato 257 persone over 65 anni con diagnosi di aterosclerosi, monitorate per 34 mesi dopo interventi di endoarterectomia. Utilizzando tecniche innovative, sono state trovate micro e nanoplastiche (principalmente polietilene e PVC) direttamente all’interno delle placche aterosclerotiche umane. Le placche sono state analizzate al microscopio elettronico per rilevare la presenza di particelle plastiche: microplastiche (<5 mm) e nanoplastiche (<1 micron).

Nel 58,4% dei casi sono state rilevate microplastiche di polietilene (PE), circa 20 microgrammi per milligrammo di placca, e nel 12,5% dei casi microplastiche di polivinilcloruro (PVC), circa 5 microgrammi per milligrammo di placca. PE e PVC sono tra i polimeri plastici di maggior consumo globale, presenti in moltissimi prodotti di uso comune e materiali edili.

Principali risultati

La presenza di queste microplastiche e nanoplastiche si associa ad un rischio almeno doppio di infarto, ictus e mortalità rispetto a chi non le presenta nelle placche arteriose, senza correlazione con altri fattori di rischio cardiovascolare come età, sesso, fumo, valori di colesterolo, pressione e glicemia. Le placche “inquinate” sono risultate significativamente più infiammate e friabili, quindi più soggette a rottura e a causare trombi ed eventi cardiovascolari acuti.

L’editoriale del New England Journal of Medicine (Philip J. Landrigan, Boston College) ha definito lo studio come “rivoluzionario”, sottolineando l’urgenza di considerare le microplastiche come nuovo fattore di rischio cardiovascolare, raccomandando una forte riduzione dell’uso di plastica monouso e supportando il Trattato Globale sulla Plastica delle Nazioni Unite.
Questi i risultati fondamentali dello studio:

1) Correlazione diretta: la presenza di microplastiche nelle placche si associerebbe ad un rischio più che raddoppiato di eventi cardiovascolari gravi (infarto, ictus) rispetto a chi non ne ha traccia.

2) Meccanismo ipotizzato: le placche “contaminate” apparirebbero più infiammate e friabili, quindi più inclini a rompersi; questo aumenta la probabilità che frammenti causino ostruzioni vascolari acute.

3) Conferma sperimentale: dati  raccolti in vitro e sugli animali mostrerebbero che microplastiche e nanoplastiche promuovono stress ossidativo e processi infiammatori nelle pareti vascolari.

Impatto e limiti

I dati indicano che le microplastiche promuovono stress ossidativo e infiammazione nei vasi sanguigni, alterando anche il ritmo cardiaco e la funzionalità del cuore. Tuttavia, lo studio non determina la fonte precisa delle plastiche assorbite e non stabilisce un rapporto di causa-effetto diretto, pur suggerendo la necessità di inserirle fra i fattori di rischio da monitorare in cardiologia preventiva.

Questi dati rappresentano una pietra miliare nella comprensione dell’impatto delle microplastiche sulla salute umana e rafforzano la necessità di azioni concrete, come quelle promosse dalla conferenza Custodians Plastic Race.

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